Qui vi riporto alcuni articoli di giornale che trattano di casi di pedofilia tra preti ed ecclesiastici. Chissà quanti crimini come questi sono passati inosservati o sono stati messi a tacere dalla Chiesa...
(ANSA) - VARSAVIA, 10 MAR - Un prete polacco e’ sospettato da 13 anni di essere un pedofilo ma i tre vescovi della sua diocesi avrebbero preferito tenerlo nascosto. Lo scrive oggi il quotidiano Gazeta Wyborcza in un articolo intitolato ’Il peccato nascosto della Chiesa’. Secondo la testata, si tratterebbe di un sacerdote della diocesi di Stettino, padre Andrzej, il quale all’inizio degli anni ’90 avrebbe organizzato una casa di accoglienza per minorenni.
Martedì, 11 marzo 2008
GERMANIA: PRETE PEDOFILO CONDANNATO A TRE ANNI DI CARCERERatisbona, 13 mar. - (Adnkronos/Dpa) - Dovra’ scontare tre anni in carcere il prete pedofilo, parroco presso la parrocchia di Riekofen, nel land della Baviera, condannato per aver molestato sessualmente un chierichetto. L’uomo, 40 anni, ha ammesso la propria colpevolezza per 22 capi d’accusa di abuso esercitato sul minore in un periodo di tre anni e iniziato quando il chierichetto ne aveva 10 anni. Non e’ la prima volta che il sacerdote, arrestato lo scorso agosto, viene sospettato di molestie sessuali. Gia’ nel 2000 era stato posto dalla giustizia in liberta’ vigilata per presunti abusi nei confronti di un 12enne e gli venne imposto di non lavorare piu’ con i giovani. Il vescovo Gerhard Ludwig Mueller lo trasferi’ all’epoca in un’altra parrocchia, dove il sacerdote comincio’ comunque a organizzare campi giovanili nonostante l’ordinanza del tribunale, e senza che alcuno fosse informato dei precedenti del sacerdote. Il parroco recidivo aveva continuato a molestare i giovani fino al 2003, anno in cui sarebbero iniziati gli abusi nei confronti del chierichetto. Una folla si e’ riunita oggi davanti al tribunale di Ratisbona per protestare contro il vescovo Mueller.
GERMANIA/ CONDANNATO A 3 ANNI EX PARROCO PEDOFILOAveva abusato sessualmente di un chierichettoRegensburg, 13 mar. (Ap) - E’ stato condannato a tre anni di carcere dal tribunale di Regensburg l’ex parroco di Riekofen, in Germania, ritenuto colpevole di violenze sessuali. Il 40enne Peter K. avrebbe abusato sessualmente per 22 volte di un chierichetto che, all’inizio delle violenze, aveva 11 anni. Per evitare una reiterazione del crimine, il tribunale ha disposto anche l’obbligo di assistenza psichiatrica per il pedofilo, che ha ammesso tutti i fatti che gli sono stati contestati. L’ex parroco ha presentato le sue scuse personalmente al giovane, oggi 15enne, e gli ha versato una somma di denaro a titolo di risarcimento. L’ex parroco di Riekofen, un piccolo villaggio della Baviera (Sud della Germania), è stato condannato oggi a tre anni di reclusione per avere abusato sessualmente di un chierichetto dal 2003 al 2007.Il religioso, un uomo di 40 anni, e’ stato riconosciuto colpevole di avere abusato del bambino - che all’epoca della prima aggressione aveva appena 11 anni - per un totale di 22 volte. Oltre al carcere, la sentenza prevede il ricovero in una clinica psichiatrica.Il prete era stato arrestato il 30 agosto del 2007, ma già nel 2000 era stato condannato a un anno di carcere con la condizionale per abuso sessuale su bambini e, nonostante questo, era stato in seguito rinominato parroco.
(ANSA) - SAN PAOLO, 19 FEB - Arrestato ieri in Brasile un sacerdote di 37 anni, direttore del collegio salesiano della cittadina brasiliana di Rio Grande. L’accusa e’ di aver violentato una bambina di 12 anni e verosimilmente altre due. Claudio Dias e’ stato colto in flagrante nella sua auto nel parcheggio della scuola con la bambina, la quale ha poi raccontato di aver ricevuto denaro e un cellulare per appartarsi con lui. Il sacerdote e’ stato sospeso dalle sue funzioni. Lunedì, 25 febbraio 2008
Sei anni e dieci mesi. Sei anni e dieci mesi per aver compiuto atti sessuali nei confronti di una decina di bambine della parrocchia a lui affidate. Il giudice del tribunale collegiale Caruso (con a latere Oliva e Bighetti) ha accolto ieri pomeriggio la tesi accusatoria del pm Filippo Di Benedetto (e anzi l’ha aumentata nella quantificazione della pena) che aveva chiesto la condanna del prete di 68 anni che nel marzo di due anni fa, quando gestiva un asilo in provincia di Ferrara, venne visto in diverse occasioni compiere atti certo non consoni a un educatore. A maggior ragione per la tunica che indossava e per la funzione svolta all’interno della parrocchia dal sacerdote, che oggi vive in una struttura religiosa del Bolognese. L’uomo era stato denunciato da una educatrice che lavorava all’interno dell’organizzazione e che insieme ad altre 27 persone aveva testimoniato per l’accusa e per le parti civili nel giugno dello scorso anno, quando vennero sentiti anche i 10 testimoni della difesa. Secondo le testimonianze che si sono susseguite in aula il prete era stato visto compiere atti di libidine, come palpeggiare il sedere delle bambine - tutte tra i 3 e i 6 anni - o infilare caramelle nelle mutandine. Un’altra l’avrebbe baciata in bocca. “Con la lingua” come pare abbia specificato lo stesso imputato durante l’interrogatorio di garanzia. Oltre alla pena detentiva, il sacerdote è stato condannato a provvisionali di migliaia di euro nei confronti delle piccole vittime e dei loro genitori, oltre che al pagamento delle spese processuali. Per un capo di imputazione il sacerdote è stato assolto, perchè non è stata raggiunta la prova di atti osceni riferiti da una bambina alla madre e alla nonna: la piccola avrebbe dovuto essere chiamata in aula per dire ciò che aveva visto, ma lo stesso magistrato Filippo Di Benedetto ha di fatto rinunciato alla sua testimonianza, per non turbare la bimba stessa. “Siamo estremamente soddisfatti; è stata una lunga battaglia per la verità ed oggi è stata fatta piena giustizia” affermano all’uscita dell’aula B del tribunale gli avvocati di parte civile Claudia Colombo e Carlo Bergamasco. Ovviamente di parere opposto i legali della difesa: “rispettiamo la decisione ma non la condividiamo”, dicono Giuseppe Pavan e Milena Catozzi. Entro 90 giorni verrà deposita la sentenza. “Attendiamo le motivazioni del giudice” aggiungono i legali, che anticipano già l’intenzione “di fare opposizione e ricorrere in appello”.
Giovedì, 10 aprile 2008
New York, 11 gennaio 2007Lo Stato della citta’ del Vaticano e’ responsabile finanziariamente degli abusi sessuali fatti in passato dal clero della chiesa romana negli Stati Uniti.Le vittime di molestie sessuali da parte del clero possono rivalersi sul Vaticano per i danni subiti da parte di preti dell’arcidiocesi di Louisville: lo ha deciso un giudice federale del Kentucky.L’azione legale presentata da tre uomini presso il tribunale di Louisville accusava le autorita’ ecclesiastiche di non aver denunciato i casi di abuso di cui erano venuti a conoscenza. Il giudice ha autorizzato i tre uomini a rivolgersi a Roma per danni. I tre avevano sostenuto che il Vaticano sapeva o sospettava che alcuni preti e vescovi erano molestatori ma non aveva messo in guardia il pubblico o le autorita’ locali.
Dal: "Corriere della Sera"Pedofilia: Usa, vittime abusi dei preti possono fare causa al Vaticano
NEW YORK - I bambini che hanno subito molestie sessuali da parte dei preti cattolici di Louisville, negli Stati Uniti, potranno fare causa al Vaticano. Lo ha stabilito oggi un giudice federale del Kentucky. Tre uomini avevano infatti presentato un’azione legale presso il tribunale della citta’ americana, accusando le autorita’ ecclesiastiche di non aver denunciato i casi di abuso di cui erano venuti a conoscenza, e sostenendo anche che il Vaticano sapesse - o sospettasse - che alcuni preti fossero molestatori, senza tuttavia avvertire le autorita’ locali. Il giudice ha autorizzato i tre uomini a rivolgersi alla Santa Sede per danni. Venerdì, 12 gennaio 2007
MILWAUKEE (Wisconsin) - Un nuovo scandalo sessuale si abbatte sulla chiesa cattolica statunitense. Norma Giannini, una suora italo americana di 79 anni è stata condannata a un anno di reclusione e a dieci con la condizionale per aver abusato ripetutamente di due suoi alunni di 12 e 13 anni negli anni ’60. Teatro delle molestie sessuali, descritte come «baci e palpeggiamenti», fu la scuola media cattolica St. Patrick di Milwaukee di cui era suor Norma era la direttrice. Secondo quanto riferisce il "Chicago Tribune" la Giannini ha anche ammesso in un’inchiesta interna dell’arcidiocesi di Milwaukee di aver abusato di almeno altri quattro minori. NEL 1992 RIMOSSA DALL’INCARICO - I responsabili della prelatura vennero a conoscenza del caso la prima volta nel 1992 ma, come scrive il giornale, non informarono le autorità limitandosi a rimuoverla da ogni incarico. La procura riuscì a istruire il caso solo nel 2005 solo dopo che le vittime, James St.Patrick e Gerald Kobs, denunciarono i fatti. LE DUE VITTIME - I due, ormai quarantenni, erano presenti in aula al momento della sentenza. Hanno raccontato di come i traumi subiti abbiano condizionato la loro vita e si sono detti delusi dall’entità della pena. Condanna che sarà scontata non in una prigione normale ma in una Casa di Correzione, come ha stabilito il giudice viste le cattive condizioni di salute della suora. Kobs ha spiegato di aver pensato più volte al suicidio mentre St.Patrick ha confessato di aver cercato consolazione dopo la scuola negli stupefacenti e nell’alcol e di aver perso la fede. Suor Norma, che in aula ha chiesto scusa per gli abusi commessi, originaria di Chicago entrò in convento a 18 anni. Iniziò a insegnare nel 1949 alla St.Paul of the Cross di Park Ridge, e in seguito in altre scuole cattoliche a Chicago e infine nel 1964 arrivò a Milwaukee. Dopo cinque anni tornò in Illinois. Alla psicologa dell’arcidiocesi che gli chiese cosa, secondo lei, i ragazzi pensavano di quello che gli faceva, suor Norma rispose: «Si stavano divertendo...Quanti adolescenti potevano resistere a questa opportunità»
Questo è invece articolo di denuncia alla pedofilia nella chiesa.
« Prometto, mi obbligo e giuro che manterrò inviolabilmente il segreto su ogni e qualsiasi notizia, di cui io sia messo al corrente nell’esercizio del mio incarico, escluse solo quelle legittimamente pubblicate al termine e durante il procedimento »E’ la formula di un giuramento che ha valenza sacrale, ma ci appare anche piena di omertà, quasi un sigillo o una coltre di silenzio che deve calare su fatti che coinvolgono un oprocedimento.Risulta inquietante l’analogia che emerge con il giuramento che si recita nella iniziazione mafiosa, ma non si tratta di mafia, si tratta della formula che impone il silenzio (o l’omertà) all’interno della lettere riservata inviata dal vaticano a tutti i cardinali, vescovi e monsignori, redatta nel 1962 dal cardinale Ottaviani e confermata nel 2001 dal cardinale Ratzinger, ben nota come “Crimen sollecitationis”.Il testo latino recita testualmente:« Spondeo, voveo ac iuro, inviolabile secretum me servaturum in omnibus et singulis quae mihi in praefato munere exercendo occurrerint, exceptis dumtaxat iis quae in fine et expeditiones huius negotii legitime publicari contingat. »Non vogliano entrare nel merito delle decisioni del Vaticano, ma si tratta di valutare non soltanto peccati contro la morale, che sono di competenza della Chiesa, ma di reati penali che lo Stato ha il diritto/dovere di perseguire.Così ci chiediamo: perché un vescovo che viene a conoscenza del comportamento di un proprio sacerdote, peccaminoso per la Chiesa, ma delittuoso per l’autorità civile, non ne deve informare la magistratura dello Stato dove il reato è stato commesso ?Per bocca del cardinale Bertone, segretario di Stato dello Stato città del Vaticano, così risponde:“ Le Norme di cui stiamo parlando si trovano all’interno di un ordinamento giuridico proprio, che ha un’autonomia garantita, e non solo nei Paesi concordatari. Non escludo che in particolari casi ci possa essere una forma di collaborazione, qualche scambio di informazioni, tra autorità ecclesiastiche e magistratura. Ma, a mio parere, non ha fondamento la pretesa che un vescovo, ad esempio, sia obbligato a rivolgersi alla magistratura civile per denunciare il sacerdote che gli ha confidato di aver commesso il delitto di pedofilia. Naturalmente la società civile ha l’obbligo di difendere i propri cittadini. Ma deve rispettare anche il «segreto professionale» dei sacerdoti, come si rispetta il segreto professionale di ogni categoria, rispetto che non può essere ridotto al sigillo confessionale, che è inviolabile.”Si potrebbe obiettare che tutto ciò che viene detto al di fuori della confessione non rientri nel «segreto professionale» di un sacerdote...quindi divulgabile….Ma è sempre il cardinale Bertone che si assume l’onere di rispondere:”È ovvio che si tratta di due livelli differenti. Ma la questione è stata ben spiegata dal cardinale Ersilio Tonini durante una trasmissione televisiva: se un fedele, un uomo o una donna, non ha più nemmeno la possibilità di confidarsi liberamente, al di fuori della confessione, con un sacerdote per avere dei consigli perché ha paura che questo sacerdote lo possa denunciare; se un sacerdote non può fare lo stesso con il suo vescovo perché ha paura anche lui di essere denunciato... allora vuol dire che non c’è più libertà di coscienza. »Ma così emerge la libertà di delinquere, in nome e per conto della libertà di coscienza.Se oggi un prete pedofilo, ammonito con una sentenza segreta del tribunale ecclesiastico, possibilmente trasferito per evitare pettegolezzi, come è troppo spesso accaduto, ripetesse le parole di Cristo: “Lasciate che i fanciulli vengano a me”, non suonerebbero più come una minaccia che come un paterno invito ?E che fine fa, così, la maledizione divina quando Cristo stesso dice che “Coloro che daranno scandalo a questi innocenti farebbero meglio a legarsi una macina da mulino al collo e buttarsi in mare” ?Non c’è affatto l’impressione che dal Vaticano si vogliano adeguatamente punire i colpevoli del più odioso dei crimini, perché perpetrato a danno di bambini innocenti, facile preda dell’autorevolezza che traspare dall’abito talare, indegnamente indossato.
Rosario Amico Roxas
Giovedì, 27 settembre 2007